Unita SSD

A differenza dei supporti di tipo magnetico come nel caso del disco rigido a testina, una unità di memoria a stato solido ha la possibilità di memorizzare in maniera non volatile grandi quantità di dati, senza l’utilizzo di organi meccanici (piatti, testine, motori ecc.) come fanno invece gli hard disk tradizionali. La maggior parte delle unità a stato solido utilizza la tecnologia delle memorie flash NAND, che permette una distribuzione uniforme dei dati e di “usura” dell’unità.

Vantaggi

La totale assenza di parti meccaniche in movimento porta diversi vantaggi, di cui i principali sono:

  • Rumorosità assente, non essendo presente alcun componente (motore e disco magnetico) di rotazione, al contrario degli HDD tradizionali;
  • Minore possibilità di guasto: le unità a stato solido hanno mediamente un tasso di guasto inferiore a quelli dei dischi rigidi. Questo tasso oscilla tra lo 0,5% e il 3%, mentre nei dischi rigidi può raggiungere il 10% (l’MTBF), solitamente di un SSD di ultima generazione raggiunge 2 000 000 ore).[12];
  • Minori consumi elettrici durante le operazioni di lettura e scrittura;
  • Tempi di accesso e archiviazione ridotti: si lavora nell’ordine dei decimi di millisecondo[13]; il tempo di accesso dei dischi magnetici è oltre 50 volte maggiore, attestandosi invece tra i 5 e i 10 millisecondi;
  • Maggior velocità di trasferimento dati;
  • Maggiore resistenza agli urti: le specifiche di alcuni produttori arrivano a dichiarare resistenza a urti di 1500 g[14];
  • Minore produzione di calore;
  • Gli SSD SATA hanno la stessa identica forma, dimensione ed interfaccia di collegamento dei dischi rigidi SATA da 2,5″ e sono pertanto interscambiabili con essi senza installare componenti hardware o software specifici (alcuni settaggi dell’UEFI potrebbero rendersi necessari per sfruttarne pienamente la velocità di trasferimento dati).

Svantaggi

A fronte di una maggiore resistenza agli urti e a un minor consumo, le unità a stato solido hanno due svantaggi principali:

  • Maggiore prezzo, ovvero una minore capacità di immagazzinamento a parità di costo rispetto ai dischi rigidi.
  • Peggiore permanenza dei dati quando non alimentati e in modo differente a seconda della temperatura d’esposizione[15].

Questi problemi sembrano però destinati a risolversi in futuro. Le nuove tecnologie stanno portando memorie flash in grado di garantire durata pari o superiore a quella di un disco rigido tradizionale e attualmente i produttori dichiarano 140 anni di vita con 50 GB di riscritture al giorno su un’unità da 250 GB[14]. Il tutto grazie all’introduzione di particolari tecniche, come quella dell’uso di nanotubi di carbonio.

È in corso una progressiva sostituzione dei dischi tradizionali con unità allo stato solido.